Home Opinioni Il “gioco delle tre carte”. Alcune considerazioni sulle ultime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea dell’Unione Italiana
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Scritto da Silvano Zilli   
Mercoledì 21 Maggio 2008 00:00

Come sono trascorse le ultime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea? E dove sta andando l’Unione Italiana? Da osservatore leggo la situazione della Comunità Nazionale Italiana come un esperimento di “democrazia maggioritaria” ancora in embrione, della quale dobbiamo ancora imparare le regole. Tra queste, tanto per citare Angelo Panebianco, la prima regola è che le elezioni stabiliscono in modo inequivocabile chi ha vinto e chi ha perso. Esatto. Ed io aggiungerei, ben consapevoli della “maggioranza” che ha vinto e con quale programma elettorale, che va attuato e che servirà come base per poter verificare l’operato e stabilire i risultati raggiunti o meno al termine del mandato.

Ma il fatto è che le elezioni, che si sono tenute l’11 giugno 2006, non hanno in alcun modo prodotto, e nemmeno prefigurato, la democrazia maggioritaria definita da quella regola. E non l’hanno fatto nemmeno le precedenti elezioni negli ultimi 15 anni, ad eccezione delle prime elezioni del 1991 che hanno registrato la partecipazione di differenti schieramenti-liste con il proprio programma elettorale. Chi ci descrive come un sistema democratico maggioritario (sia pure in apprendistato) non si dà cura di distinguere, mi sembra, tra “sistema elettorale maggioritario”, “esito elettorale maggioritario” (in sede di Assemblea dell’Unione Italiana) e gestire/governare maggioritario (in sede di Giunta esecutiva dell’Unione Italiana).
La prima domanda è, allora, se il nostro sistema elettorale sia maggioritario. Risposta: sì, al 100%. Ma se non ha prodotto un esito maggioritario in sede di Assemblea dell’Unione Italiana è per colpa della sua imperfezione e incompletezza maggioritaria. In tal contesto, va rilevato che un organo rappresentativo, qual è l’Assemblea dell’Unione Italiana, è costituito da una “maggioranza” se una formazione politica/partitica (una lista di candidati) vi ottiene la maggioranza assoluta dei seggi. Da noi questo esito è clamorosamente mancato negli ultimi 13 anni. Primo, perchè la maggioranza che si crea in Assemblea, ma anche in sede di Giunta esecutiva, è un assemblaggio di quasi tanti quanti sono i membri che la compongono, senza un programma elettorale che gode del consenso della maggior parte dell’elettorato, senza schieramenti o liste di candidati in concorrenza/alternanza a livello di tutta l’Unione Italiana.
Di fatto le regole che ci siamo dati e che sono prescritte dal “Regolamento elettorale” risultano non idonee per creare un “esito elettorale maggioritario” che, di conseguenza non crea nemmeno un “gestire maggioritario” in sede di Giunta esecutiva dell’Unione Italiana.
Quindi, si potrebbe sostenere che ci troviamo in una democrazia consociativa, che associa a quella che Andreotti ha praticato con insuperabile maestria. Vi ricordate il suo governare nebbioso, untuoso e quasi sempre in sostanziale concordia, sottobanco, con coloro che non lo appoggiavano pubblicamente? Ma nell’ambito dell’Unione Italiana è auspicabile ci sia il gioco pulito: un’Assemblea con una maggioranza e un programma elettorale, che hanno avuto il maggior consenso degli elettori, una Giunta che gestisce e realizza tale programma elettorale, e un’opposizione che controlli e proponga alternative. E se questa è democrazia maggioritaria, evviva la democrazia maggioritaria.
Invece, cosa è successo alle ultime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea dell’Unione Italiana? Alle elezioni hanno partecipato 82 candidati indipendenti e 12 liste di candidati (con 39 nominativi) per un totale di 121 persone. “La Voce del Popolo” ha riportato tutte le candidature e ha messo a disposizione le sue pagine per la campagna elettorale dal 21 maggio al 9 giugno, in vista delle elezioni che si sono tenute l’11 giugno 2006. Quante sono le liste di candidati e quanti i candidati indipendenti che si sono premurati di preparare e far pubblicare i loro programmi elettorali? Quanti comizi elettorali si sono tenuti? Durante la campagna elettorale, su “La Voce del Popolo” sono stati presentati 9 programmi elettorali, di cui 5 presentati dalle liste di candidati (su un totale di 12 liste) e 4 presentati dai candidati indipendenti (su un totale di 82 candidati indipendenti). “La Voce del Popolo” riporta che si sono tenuti soltanto 5 comizi elettorali. L’esito del voto è oramai risaputo : ha stabilito chi ha vinto (hanno vinto 70 persone), ma non ha stabilito quale maggioranza ha vinto e con quale programma elettorale. Quindi, la maggior parte degli elettori è stata chiamata a votare per la persona, per il nome e cognome, e non anche per un programma elettorale riportante le esigenze, le necessità, le aspettative dell’elettorato. Esprimere un voto, dare fiducia a qualcuno, non sapendo cosa ha intenzione di fare e come, con quali finalità, di certo non rispecchia e non rientra nelle regole fondamentali accettate e attuate nei sistemi che si definiscono democratici. Comunque dei vincitori si può dire che : si tratta di ben 46 candidati indipendenti e di 9 liste di candidati (con 24 nominativi); dei 46 candidati indipendenti eletti soltanto 1 candidato ha presentato un suo programma elettorale e delle 9 liste di candidati soltanto 3 liste hanno presentato il proprio programma elettorale. Quindi, ci troviamo con 4 programmi elettorali (di certo non uguali), che godono del consenso degli elettori di 4 differenti circoscrizioni elettorali (delle 47 circoscrizioni elettorali o Comunità degli Italiani che hanno partecipato alle elezioni) e tanti candidati indipendenti eletti con le loro idee, visioni, progetti, interessi e altro. Si può, quindi, sostenere che la maggioranza in seno all’Assemblea appartenga ad uno schieramento che possiamo definire di “indipendenti” senza alcun programma elettorale comune, specifico o generale. Si può aggiungere che l’Assemblea, in tal modo, sia diventata un “mercato dei voti”, con la maggioranza dei consiglieri senza obblighi programmatici nei confronti del proprio elettorato, come del resto avvenuto anche nelle precedenti elezioni. E’ l’ideale per poter “indirizzare” con manovre palesi e occulte, come fatto finora, la scelta dei massimi rappresentanti, cioè “governanti”, come pure per la definizione di un programma non più elettorale ma bensì dell’Assemblea. Ebbene, stando ai regolamenti che ci siamo dati, l’Assemblea elegge il Presidente dell’Assemblea e il Presidente della Giunta esecutiva (i suoi massimi rappresentanti) in piena osservanza delle realtà statali che interessano il territorio d’insediamento storico della Comunità Nazionale Italiana. Il che significa che se uno è residente in Croazia l’altro deve risiedere in Slovenia e viceversa, e ambedue vengono eletti dalle fila dei consiglieri. Tenuto conto del fatto che sono 9 i consiglieri dell’Assemblea dell’Unione Italiana provenienti dalla Slovenia e che finora la maggioranza di essi ha sempre candidato un’unica persona a tali incarichi, inevitabilmente l’esito delle elezioni in sede di Assemblea dell’Unione Italiana non poteva e non può che essere sempre lo stesso. Anche perchè tale linea politica ha sempre avuto un interlocutore particolare nei ranghi della maggioranza dei consiglieri dell’Assemblea dell’Unione Italiana residenti in Croazia. E’ il classico “gioco delle tre carte” che, come accade nei mercatini di periferia, ha lo scopo di gabellare gli interessati con l’intento di contrapporre gli uni agli altri. Il gioco, in sede di Assemblea dell’Unione Italiana, viene perpetrato da un gruppo di persone (i 9 consiglieri provenienti dalla Slovenia) che numericamente conta poco ma che unito è sempre riuscito ad imporre alla maggioranza dei consiglieri l’esito delle elezioni dei massimi rappresentanti dell’Unione Italiana : con la presentazione di un’unica candidatura, sostenuta dalla maggioranza dei 9 consiglieri della Slovenia, e con l’appoggio di un gruppo di consiglieri residente in Croazia che si crea  parallelamente a sostegno del proprio candidato della Croazia all’altra funzione, contando gli uni e gli altri su un reciproco sostegno di voti; riuscendo, inoltre, ad imporre anche la funzione alla quale viene candidato l’unico e sempre primo nominativo della Slovenia. Tenuto conto dei meccanismi che si sono creati e che vengono attuati in sede di Assemblea, stando così le cose e se non cambiano (a meno che non vi sia una rinuncia personale) l’elezione della stessa persona continuerà ad essere inevitabile. Tale risultato, ormai, è sotto gli occhi di tutti già da parecchi anni.
Da sottolineare che le 6 Comunità degli Italiani in Slovenia, ai sensi del Regolamento elettorale, hanno diritto a 9 seggi in sede di Assemblea dell’Unione Italiana, contando 2.751 censiti italiani nel 1991, registrando 3.055 iscritti negli elenchi elettorali e 996 votanti alle ultime elezioni. L’incidenza dei nostri connazionali in Slovenia sul numero totale degli elettori appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana, sia dei censiti che degli iscritti negli elenchi elettorali, è in calo. Stando ai dati del censimento del 1991 l’incidenza era pari all’11,83%. Stando ai dati degli elenchi elettorali delle elezioni del 2006 tale incidenza è pari all’8,84% sul numero totale degli elettori ed è pari all’8,83% sul numero totale dei votanti. Un calo pari a 3 punti percentuali, che non è da poco vista l’esiguità dell’incidenza percentuale in generale.
Oltre a quanto già detto, un sistema elettorale democratico nell’ambito della Comunità Nazionale Italiana vorrebbe che le elezioni avvenissero in condizioni similmente parificate e accettabili di concorrenza. Il che oggi non è.
Un candidato si candida in una Comunità degli Italiani con 24 iscritti (ad esempio la Comunità degli Italiani di Draga di Moschiena) e, quale candidato unico, inevitabilmente anche con un solo voto ottenuto (il suo) diventa rappresentante-consigliere dell’Assemblea dell’Unione Italiana, mentre un altro candidato si candida in una Comunità degli Italiani con quasi 1.000 iscritti (ad esempio la Comunità degli Italiani di Albona) e non quale candidato unico, ma in concorrenza con altri candidati, e con alcune centinaia di voti diventa rappresentante-consigliere dell’Assemblea dell’Unione Italiana. Naturalmente, quali consiglieri dell’Assemblea dell’Unione Italiana, i due candidati hanno gli stessi diritti e doveri e contano alla pari.
Alle ultime elezioni, in 23 Comunità degli Italiani-circoscrizioni elettorali, su un totale di 47 Comunità degli Italiani in cui si sono svolte le elezioni, e quindi in quasi la metà delle Comunità degli Italiani, vi sono stati candidati unici (“candidature blindate”), che cioè con un voto avrebbero potuto essere eletti. I 24 candidati unici eletti incidono in sede di Assemblea (che conta 70 eletti) con il 34,28%, mentre la loro reale incidenza sul numero degli iscritti negli elenchi elettorali in totale è del 22,99%, e l’incidenza sul numero dei votanti in totale è del 29,02%.
Anche se già segnalato negli interventi di alcuni commentatori (Ezio Giuricin e Christiana Babi?), va nuovamente evidenziato che il numero totale degli iscritti negli elenchi elettorali della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia è passato dalle 15.565 unità nel 1991, alle 27.304 unità nel 1993, alle 30.015 unità nel 1998, alle 33.472 unità nel 2002 per arrivare alle 34.550 unità nel 2006. Quindi il numero degli elettori è aumentato di 18.985 unità dal 1991 al 2006, che corrisponde ad un aumento del 222%. Dall’altra parte, i dati dei censimenti che si sono tenuti nel 1991 e successivamente nel 2001 in Croazia e nel 2002 in Slovenia registrano un calo di coloro che si sono dichiarati di nazionalità italiana : nel 1991 erano 24.367 (21.303 in Croazia e 3.064 in Slovenia), mentre nel 2001/2002 erano 21.894 (19.636 in Croazia e 2.258 in Slovenia); una diminuzione del 10,15% e pari a 2.473 unità. I censimenti registrano anche un calo di coloro che hanno dichiarato di essere di madrelingua italiana : nel 1991 erano 29.550 (25.544 in Croazia e 4.009 in Slovenia), mentre nel 2001/2002 erano 24.283 (20.521 in Croazia e 3.762 in Slovenia); una diminuzione del 17,82% e pari a 5.267 unità.
Ai sensi del Regolamento elettorale in vigore, i dati sulla base dei quali è stata effettuata la ripartizione dei seggi in Assemblea sono quelli relativi al censimento del 1991, sebbene negli ultimi 15 anni si registrino rilevanti cambiamenti sia da quanto riportato nei censimenti del 2001/2002 sia da quanto riportato negli elenchi elettorali delle Comunità degli Italiani nelle varie elezioni. Attenerci ai dati del censimento del 1991 mi sembra fuori luogo e fuorviante, ingiusto e inaccettabile.
Comunque, tenuto conto del fatto che i dati relativi agli elenchi elettorali e i dati dei censimenti presentano tendenze opposte, vanno intraprese tutte le misure necessarie per definire “de facto” quanti siamo, in generale e nelle singole Comunità degli Italiani, quale base di partenza per poter effettivamente stabilire, secondo principi validi per tutti, una regolamentazione elettorale quanto più giusta, corretta.
Va tenuto conto anche dell’affluenza alle urne registrata in questi 15 anni e cioè che : nel 1991 il numero dei votanti era di 13.150 (l’84,48% degli aventi diritto al voto), nel 1993 era di 15.698 (pari al 57,49% degli aventi diritto al voto), nel 1998 era di 15.212 votanti (e cioè il 50,68% degli iscritti negli elenchi elettorali), nel 2002 era di 13.647 votanti (pari al 40,77%) mentre alle ultime elezioni è stata registrata la più bassa affluenza alle urne, con la partecipazione di 11.270 votanti e cioè pari al 32,61% degli aventi diritto al voto.
Ci si potrebbe dilettare a presentare ulteriori incongruenze, disparità, ecc. emerse alle ultime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea dell’Unione Italiana. Forse ci ritorneremo. Per ora è tanto.
Dai dati sopracitati si possono formulare alcune considerazioni.
Il sistema elettorale che abbiamo, immutato in questi ultimi 15 anni, ci dà pressochè inevitabilmente elezioni senza veri vincitori;  non permette di stabilire ad elezioni avvenute la maggioranza che ha vinto e con quale programma, grazie al consenso della maggioranza degli elettori, e chi ha perso. I massimi rappresentanti dell’Unione Italiana non vengono eletti dalla maggioranza degli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana, ma da coloro che vengono eletti in Assemblea, in seno alla quale, stando ai nostri regolamenti, facendo il “gioco delle tre carte” alcuni si sono assicurati una professione e non una funzione a termine. Quindi, un sistema elettorale che ha costituito formidabili poteri e potentissimi interessi di autoconservazione, in questo caso non della specie (Darwin) ma di se stessi!
L’attuale sistema elettorale comporta una democrazia in seno all’Assemblea dell’Unione Italiana senza posizione e opposizione, che si creano “ad hoc” dipendentemente dalle necessità e dagli interessi del momento, generali o particolari.
Tale sistema elettorale mantiene e rinforza la frammentazione individuale che si crea e ci affligge in Assemblea. E’ un sistema elettorale maggioritario che consente i candidati unici, dunque un sistema prefabbricato e truffaldino, perchè così fatto inficia la stessa ragion d’essere di una elezione.
Nell’Unione Italiana si pratica un “maggioritarismo consociativo”, che tra l’altro può propiziare un sistema di collusioni e di omertà clientelare, assicurando la pace interna scialando e contentando un po’ tutti, con la spartizione e lottizzazione di tutto, soprattutto a coloro che del “gioco” fanno parte.
La verità è che tale sistema elettorale è finto, non ha senso, non riguarda la democrazia. Triste, anche se ovvio nella sua semplicità.
Ma questo sistema deve finire? E speriamo che finisca quanto prima.
Diceva Bacone che la speranza è una buona colazione, ma una cattiva cena. E ormai, in materia elettorale nell’ambito dell’Unione Italiana, siamo alla cena. Certo, la speranza è l’ultima a morire, e speriamo che non muoia!
Abbiamo bisogno di un nuovo sistema elettorale, di nuove regole del gioco. Ovviamente perchè abbiamo problemi di disfunzionalità sistemica che dobbiamo risolvere: primo, ridurre o annullare la frammentazione individuale in Assemblea; secondo, rinforzare la gestione e dare stabilità (maggioranza sicura in Assemblea) alla Giunta esecutiva; terzo, stabilire un limite di investitura alle cariche dirigenziali, in quanto una permanente e infinita investitura degli stessi non dimostra una forza ma sicuramente una debolezza dell’Unione Italiana, evitando così per lo meno la sclerotizzazione, la distorsione potenziale che può assumere qualcuno ricoprendo oltre due mandati lo stesso incarico; quarto, prevedere la formazione e la partecipazione di liste di candidati in un’unica circoscrizione elettorale con la presentazione di programmi elettorali, che dovrebbe garantirci un’Assemblea con una maggioranza, una gestione esecutiva stabile, un programma da attuare e una opposizione in Assemblea che controlla e propone alternative.
Quindi, nell’ambito dell’Unione Italiana : c’è bisogno di un sistema elettorale aggregante che riduca una frantumazione individuale che è diventata patologica; vanno garantite elezioni eguali, o comunque vanno impedite elezioni troppo diseguali; va praticato un sistema elettorale che avrà la forza del programma elettorale, e non soltanto dei nomi e cognomi, che deve diventare il metro per accertare a fine mandato la capacità di realizzazione dei progetti proposti e delle promesse fatte. 
Si capisce che non ci sono quasi mai sistemi elettorali assolutamente cattivi, così come non ci sono quasi mai sistemi elettorali perfetti. Un cattivo sistema elettorale è un sistema nel quale le malefatte nettamente prevalgono sulle cose ben fatte.
Naturalmente per cambiare il sistema elettorale non basta una critica sul giornale; occorre, in più, una ferma e decisa pressione dell’opinione pubblica. E qui il discorso si allarga ai media. I mass media hanno una responsabilità decisiva, perchè sono soprattutto i messaggi e le valutazioni che sul lavoro dei rappresentanti danno la radio, la televisione e la carta stampata (Radio e TV Capodistria, Radio Fiume, Radio Pola, “La Voce del Popolo”, “Panorama”, ecc.) a coagulare il consenso o il dissenso di larga parte del corpo elettorale. E’ tempo che i mass media (se indipendenti) si assumano le loro responsabilità. E’ scontato che i rappresentanti eletti faranno quadrato e che sosteranno che tutto va bene e che il sistema elettorale che abbiamo è il migliore possibile (perchè permette loro di manovrare e autoconservarsi). Se i media asseconderanno, se funzioneranno da megafoni dei rappresentanti, e quindi diffonderanno questo falso, allora la battaglia è già perduta. I rappresentanti resteranno dove sono “a vita” (finchè vorranno) e noi continueremo ad andare inesorabilmente a picco. Perchè in un mondo che sta cambiando vertiginosamente un’Unione Italiana immobile, immobilizzata da un pessimo sistema elettorale e con gli stessi dirigenti non potrà reggere, se non in sede “virtuale”.
Come andrà a finire? Non si sa, perchè l’insensatezza, come la stupidità e l’ignoranza, non consente previsioni.
Probabilmente vi saranno delle repliche al presente articolo. Spero che le risposte non siano “ad hominem”, e cioè fatte di attacchi personali (anche se ci sono abbastanza abituato). In quanto, quel che importa è che quando si sotengono delle tesi si cerchi di spiegarle, e cioè di sostenerle con ragioni corroborate con dati (magari sbagliate, ma pur sempre ragioni corroborate con dati che si cerca di spiegare). Mi auspico di leggere delle risposte con contro-ragioni!

Nota.
Il 17 settembre 2006 ho inviato (tramite e-mail) al direttore dell’Ente giornalistico-editoriale EDIT di Fiume, al caporedattore del giornale quotidiano “La Voce del Popolo” e al caporedattore della rivista quindicinale “Panorama” il presente intervento con gentile richiesta di pubblicazione su una delle testate dell’EDIT. Fino ad oggi, non ho ricevuto alcuna risposta in merito e l’intervento non è stato pubblicato.

Ultimo aggiornamento Sabato 21 Marzo 2009 15:02
 
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